VITO FRAZZI
di Bruno Rigacci


Ricordo Vito Frazzi con l'affetto di un figlio. Ero ragazzo, quando per la prima volta fui presentato a lui da un amico comune: il Prof. Padre Francesco Sarri. Ricordo i primi elementi d'armonia che lui mi dettava traendoli dal proprio trattato e la pazienza con cui tracciava sul mio quaderno le righe del pentagramma e gli esempi chiarificatori dei procedimento armonico. Stava, in quel tempo, copiando il suo Re Lear e spesso me ne suonava al piano dei brani. Pur essendo allora io completamente ignaro del mondo operistico, pure restavo affascinato dalle armonie di quest'opera e dalle melodie, di cui una, ancor oggi, mi torna alla mente con nostalgia: "San Withold" (alla fine del 2° atto) cantata da Edgardo. Lo rivedo, quando, spesse volte assonnato (andavo a lezione alle tre del pomeriggio) entrava nello studio con quegli occhietti semichiusi per la luce violenta che entrava dalla finestra (… quel panorama di Fiesole, quante volte l'ho guardato mentre aspettavo un po' assiduo il suo arrivare e, di poi, il suo giudizio sulla lezione preparata!) e poi si sedeva accanto a me bevendo un caffè che la signora gli portava per risvegliarlo del tutto. E le sue osservazioni, e le sue mani morbide, espressive che eseguivano al piano i miei bassi imitati. Ricordo i suoi occhi quando mi guardava con espressione soddisfatta (direi orgogliosa) e il suo "ganascino" che mi faceva ridendo. Lo rivedo poi dopo una parentesi di vari anni quando tornai a lui come allievo degli ultimi anni di composizione dopo la mia permanenza romana. E là, in quella stanzetta del Conservatorio, dove lo aspettavo pazientemente durante le sue visite al Direttore, e dove con amore e severità mi guidava nella composizione della "scena lirica". E qualche volta anche delle discussioni prolungate abbiamo avuto; ero cocciuto a quel tempo e oggi riconosco che aveva ragione. Ricordo la nascita del suo Don Chisciotte; le pagine che amava farmi ascoltare, e spiegarmene i procedimenti armonici della sua scala alternata. E ricordo infine l'emozione della serata al teatro Comunale quando il Don Chisciotte fu eseguito. Fu forse da allora che in me sorse il desiderio di avviarmi al teatro? Può darsi, e anzi lo spero, perché in tal modo avrei ancora un altro motivo per avere di Vito Frazzi un ricordo dei più cari, sia come musicista, che come uomo.

B. Rigacci - Vito Frazzi

(da: "Concerto Omaggio a Vito Frazzi"
Comune di Scandicci, 14 ottobre 1979)