RICORDO DI VITO FRAZZI
di Franco Rossi


Ricordare la figura di Vito Frazzi non è per me un compito facile. Vito Frazzi è stato una pietra miliare nel percorso della mia esistenza; proprio per questo non vorrei correre il rischio di parlare più di me che di lui. Fu un uomo schivo, perciò respinse sempre i legami opportunistici,le consorterie, mantenendo la sua piena libertà di pensiero e di azione. Questa sua dignità,forse, fu il motivo che non gli permise di raggiungere in vita quella notorietà che meritava e che gli era dovuta. Ricordo l'episodio che allora lasciò un segno indelebile negli ambienti antifascisti; un gerarca fascista lo aveva incaricato di comporre l'inno per la repubblica sociale; lui rispose che non aveva l'abitudine di scrivere su ordinazione. Per questo suo modo di essere, per le sue scelte, fu circondato da una fitta schiera di cari amici che gli manifestarono il loro affetto e la loro stima, contraccambiata da Frazzi con altrettanto affetto. E questi amici non erano pochi. Si trattava di personaggi importanti, tutti noti per il loro valore artistico, personalità che ancora oggi hanno lasciato una impronta significativa nel mondo della cultura. Erano pittori, scultori, tra questi Papini, Oscar Ghiglia, il direttore d'orchestra Tieri, i figli di Ghiglia anch'essi pittori e musicisti, il pianista Sergio Lorenzi, Ciro Nanni, mio caro amico di studi al Conservatorio "Cherubini". Un altro personaggio di spicco era il famoso Ettore Petrolini; quando si trovava a Firenze non mancava mai di incontrarsi con i cari amici Frazzi e Ghiglia. Grande insegnante di composizione, durante il suo lungo soggiorno a Firenze ebbe tra i suoi allievi quasi tutti coloro che si trovavano in questa città, tra i quali L. Dallapiccola, Bartolozzi, Prosperi, Zangelmi, Farulli, in seguito tutti insegnanti al Conservatorio "Cherubini". E' stato per molti anni docente di composizione all'Accademia Chigiana di Siena nel periodo aureo in cui insegnavano illustri maestri sotto la guida artistica di Alfredo Casella, come il grande Antonio Guarnieri al quale era affidato il corso di direzione d'orchestra (tra i suoi allievi: F. Ferrara, A. Galliera, C. Zecchi, B. Maderna, E. Tieri e molti altri; alcuni di questi allievi erano anche allievi di Frazzi, tra i quali E. Gracis, B. Bettinelli, per decenni illustre docente di composizione al Conservatorio "G.Verdi" di Milano, F. Lavagnino, compositore di colonne sonore di molti films). Frazzi è stato un prestigioso compositore; la sua produzione è molto vasta. Avrò occasione in seguito di elencarne le opere. Le apparizioni di Frazzi tra gli amici si annunciavano da lontano, prima con la voce, una voce gracchiante ad alto volume, poi spuntava la sua figura col suo volto gioviale e sorridente; era un modo di apparire così rumoroso che Papini gli affibbiò il soprannome di "Baccàno". I ricordi che mi legano a Frazzi sono numerosi; cercherò di citarne alcuni, quelli che si sono annidati nella mia memoria con più tenacia,gli incontri nei corridoi del "Cherubini", quelli nella sala dell'Accademia Chigiana, a casa sua dove conobbi le sue figlie Giovanna e Maria, quest'ultima ottima cantante e insegnante. Era una donna dolcissima, intelligente, sensibile e generosa. Indimenticabili le passeggiate domenicali tra le colline di Settignano e Fiesole; quelle nella splendida campagna senese, le soste per rifocillarci nelle caratteristiche osterie di allora, con un Frazzi spiritoso, attorniato da amici e allievi, sempre disponibile a soddisfare le curiosità dei giovani. Tutti ricordi che hanno lasciato una impronta precisa e avvincente della sua personalità. "Un altro aspetto". Frazzi e Ghiglia erano due esperti giocatori di scopone scientifico; a casa di Ghiglia mi capitò di trovarmi in coppia con Frazzi. Mi sentivo a disagio sapendo di non essere all' altezza di soddisfare le esigenze del mio illustre compagno di partita. Per me calare una carta sotto il suo sguardo scrutatore, "quella carta", quella giusta che lui si aspettava, era come affogare in un mare di confusione. Il suo amabile sguardo si incupiva sempre più, come se indovinasse la carta sbagliata che stavo per calare; e infatti l'indovinava sempre nel pieno. A questo punto "METAMORFOSI": venivo subissato da urli e da improperi i più feroci. Dopo lo sfogo, rendendosi conto del mio smarrimento e udendo le risate sarcastiche di Ghiglia, a poco a poco i suoi occhi tornavano a illuminarsi e la sua voce arrugginita a schiarirsi in una sonora risata concludendo: "Va là, non te la prendere, può capitare"; il che poteva significare: "Ti capita spesso". Vorrei concludere questo mio modesto ma commosso ritratto del M° Vito Frazzi ricordando il mio primo incontro con lui: avvenne al Conservatorio "Cherubini" dove ero arrivato da Venezia; dovevo sostenere l'esame di licenza di armonia: Frazzi era il mio esaminatore. Evidentemente il mio tema gli piacque poiché mi gratificò con un "Bravo!" e un mite sorriso. Ancora oggi gliene sono grato.

Firenze, 3 Novembre 2003
Franco Rossi